A fine anni ’90, vista la continua evoluzione della grafica, quasi ogni gioco doveva essere 3D e perfino Castlevania subì questo destino. Serie nata e cresciuta nelle due dimensioni, una volta spostata nella terza non ha mai confermato gli stessi successi. Lo dimostra il primo episodio per Nintendo 64, attaccato duramente dai fan quando uscì. Non solo era lontano come design dai vecchi capitoli, ma non c’erano dietro neanche gli stessi sviluppatori.
La poca esperienza del team creativo si notava subito appena iniziato il gioco, dato che spuntavano immediatamente i problemi con i comandi e con il sistema di telecamere. Le inquadrature in costante movimento, che spesso si incastravano nello scenario, erano forse l’elemento peggiore. Ma in generale la grafica, anche per il 1999, non era niente di che come dettaglio o stile – un vero affronto se pensiamo ai traguardi raggiunti con il classico 2D.
Castlevania riprendeva l’omonimo episodio per NES lasciando le novità introdotte poco prima da Symphony of the Night su PlayStation. Era un gioco d’azione a piattaforme puro e semplice, concentrato su salti e combattimenti con pochi sussulti o colpi di scena. I lati positivi arrivavano da alcuni effetti speciali come l’illuminazione dinamica e il passaggio giorno/notte che dava un pizzico di atmosfera extra all’insieme.
Peccato che il gameplay fosse troppo ripetitivo e già visto in tutti i suoi elementi chiave. Tant’è che, pur offrendo due personaggi e due storie separate, in pochi ricominciarono dall’inizio cambiando protagonista (una volta finito il primo scenario). Konami aveva commesso un errore enorme sia nella scelta della grafica 3D, sia nell’abbandonare le caratteristiche tanto apprezzate su PlayStation.
Eppure, grazie al nome in copertina, anche questo episodio raccolse buoni dati di vendita tanto da guadagnarsi gli onori di un seguito. A quei tempi il Nintendo 64 era ormai in perenne carenza di nuove uscite e qualsiasi titolo andava bene per i suoi “affamati” utenti. A ben vedere Castlevania non era un pessimo gioco, solo così mediocre da non meritare il suo stesso nome.