Double Dragon II in versione NES fu un altro di quei giochi che, già nel 1989, erano avanti di parecchio rispetto al periodo di uscita per grafica, giocabilità e idee applicate al gameplay. In pochi se ne resero conto allora, anche se i giudizi della stampa furono in gran parte positivi e l’accoglienza del pubblico altrettanto. Tant’è che viene considerato tra i migliori picchiaduro disponibili sulla console Nintendo.
Ancora una volta, i fratelli Billy e Jimmy Lee dovevano riempire di botte mezza città e paesi limitrofi attraversando scenari ripieni di scagnozzi fino all’immancabile boss di fine livello. Per farlo, potevano usare calci, pugni e prese nonché varie armi e suppellettili raccolti avanzando nel gioco. Pugnali, mazze e perfino bombe arrivavano su schermo, di solito, grazie ai nemici che li usavano in prima battuta come aiuto extra.
C’era anche una forte componente narrativa negli intermezzi in stile fumetto e nell’uso abile della colonna sonora. Quest’ultima sottolineava i passaggi più importanti e tornava a intervalli regolari, ad esempio tra un livello e l’altro, per evidenziare gli ultimi sviluppi della trama. Insieme alla grafica molto colorata e definita per gli standard del NES, faceva del gioco un titolo molto accattivante dal punto di vista tecnico.
Peraltro non mancavano i difetti, a cominciare da una certa brevità dei livelli, passando per la difficoltà sbilanciata e arrivando ai bug visivi. Alcune mosse, ma è un problema di tutta la serie Double Dragon, erano così potenti che si poteva quasi finire il gioco usando la stessa combinazione di tasti. Attacchi come la ginocchiata e l’uppercut, ad esempio, spedivano in aria i nemici e facevano piazza pulita dello schermo in pochi secondi.
Fin qui tutto normale, per un picchiaduro a scorrimento, non fosse che rispetto ai molti concorrenti c’erano influenze da altri generi come i platform game. Alcune sezioni, richiedevano l’uso di salti misurati e il superamento dei classici precipizi, invece dei soli pugni e calci. In pratica Double Dragon II aveva riacceso, su NES, il cervello del giocatore e non era una cosa da poco.