Peter Pan senza Peter Pan
Lost in shadow arriva in occidente nel 2011 e si può considerare uno di quei capolavori dimenticati che, se non fosse per noi retrogamers cadrebbe ingiustamente in un oblio che non merita.
Quello che ci troviamo di fronte è infatti un titolo che può ricordare le atmosfere dei giochi di Ueda, se amate ICO e state giocando alla remaster di Shadows of the colossus su PS3 o PS4 o direttamente all’originale su PS2, allora non perdete altro tempo e andatevi a recuperare questo Lost in shadow.
Il titolo è infatti una specie di lettera d’amore al genere iniziato a da Ico. Ci troveremo alla guida di un’ombra impegnata a scalare una torre ricca di enigmi e mostri da sconfiggere. La direzione artistica è altissima, così come le musiche. Il gioco vanta un gemplay interessante, complesso e vario che ci vede sia impegnati in fasi di platforming e combattimento che nella modifica della luce che ci permetterà di muoverci all’interno di aree prima inaccessibili.
Sì perché in Lost in shadow abbiamo la possibilità di muoverci solo sulle ombre proiettate dai livelli di gioco, un concept che basta per tenere in piedi un titolo del genere, ma che non si limita comunque alla sola trovata, offrendo invece un mondo misterioso e bello da scoprire.
Desolazione e ombre
Lost in shadow è un gioco che necessita un utente attivo. I tanti misteri, le stranezze che incontreremo, la nostra stessa misteriosa natura, necessitano infatti uno sforzo di fantasia, o almeno il fantasticare che tanto manca nel videogioco moderno. Saranno le nostre ipotesi, la voglia di immaginare, di capire quello che sta accadendo a donare ancora più magia a un titolo che non ha paura di osare e che riesce a offrire una struttura minimale quanto accattivante.
Un titolo imperdibile per tutti gli amanti del buon videogioco, una grande avventura caduta nel dimenticatoio che necessita di essere recuperata.