Violento, brutale, Rockstar Games ci regala una vera abbuffata di pazzia
Se si parla di videogiochi e violenza non possiamo esimerci dal parlare di Manhunt, vera e propria perla videoludica senza tempo non adatta agli stomaci deboli. Il titolo Rockstar risale all’epoca nella quale la casa di produzione voleva traumatizzare il mercato videoludico, riuscendoci. Ci troviamo alla guida di un omicida condannato a morte, dopo una falsa esecuzione sulla sedia elettrica, il nostro protagonista si ritrova all’interno di una città artificiale popolata da bande di psicopatici che gli danno la caccia, un vero e proprio reality show gore dal quale dovremo uscire massacrando chiunque ci troviamo di fronte.
Braccati
Manhunt riesce in moltissimi elementi, le fasi stealth sono eccellenti, le grida delle bande di psicopatici che ci danno la caccia, la nostra debolezza rispetto al branco, il senso di essere una preda braccata, tutto traspare in modo eccellente attraverso sonoro e grafica. C’è poi l’elemento violenza, le esecuzioni sono terribili, brutali, rese ancora più vive da un sonoro che fa accapponare la pelle con dettagli sulla gola spezzata, il suono della lama che sega le cartilagini e così via.
La direzione artistica, tra I guerrieri della notte e un incubo psichedelico riesce a pieno a creare un brand che, forse a causa delle tante polemiche, si è fermato solo al secondo capitolo, anche se, in cuor nostro sogniamo un ritorno in grande stile sulle consolle di nuova generazione.
Manhunt è in conclusione un gioco senza tempo, uno splendido stealth che fa della violenza la sua bandiera, senza nascondere una profondità considerevole. Un grande gioco da recuperare sulla propria PS2 o in edizione remaster. Esiste anche una copia pc di notevole fattura, l’importante alla fine dei conti è giocarlo, una Rockstar così lucida, nel pieno del proprio cammino verso la gloria, non si era mai vista.
Solo per palati forti.