Il 15 giugno 2010, durante la conferenza E3 di Los Angeles, Nintendo alzò il sipario su quella che sarebbe diventata la sua ultima vera console portatile dedicata. Il Nintendo 3DS prometteva qualcosa che sembrava uscito dalla fantascienza: grafica tridimensionale visibile senza bisogno di occhiali. Per chi aveva vissuto l’era del Virtual Boy e delle sue promesse infrante, c’era più di un motivo per essere scettici. Eppure, il 3DS avrebbe dimostrato di essere molto più di un semplice espediente tecnologico.
L’annuncio e il lancio travagliato
Nintendo aveva già anticipato l’esistenza del progetto nel marzo 2010, ma fu solo all’E3 che il mondo poté finalmente vedere di cosa si trattava. La console utilizzava una tecnologia chiamata “autostereoscopia”, basata sulla barriera di parallasse, che permetteva allo schermo superiore da 3,53 pollici di creare un effetto di profondità senza alcun accessorio esterno. Lo slider 3D sul lato destro della console consentiva di regolare l’intensità dell’effetto o di disattivarlo completamente, una soluzione elegante per chi soffriva di affaticamento visivo.
Il lancio giapponese avvenne il 26 febbraio 2011, al prezzo di 25.000 yen. L’Europa seguì il 25 marzo dello stesso anno, con un listino fissato a 250 euro, una cifra che molti considerarono eccessiva. I primi mesi si rivelarono decisamente sotto le aspettative: le vendite non decollarono come Nintendo sperava, complice una lineup di lancio che, sebbene includesse titoli come Pilotwings Resort e nintendogs + cats, mancava di quelle killer application capaci di giustificare un investimento così importante.
Il taglio di prezzo e il Programma Fedeltà
Di fronte a numeri di vendita deludenti, Nintendo prese una decisione drastica. Il 12 agosto 2011, a soli cinque mesi dal lancio, il prezzo venne ridotto di quasi un terzo: in Italia si passò da 250 a 169 euro. Una mossa coraggiosa, quasi senza precedenti per la casa di Kyoto, che però sollevò le proteste di chi aveva acquistato la console al prezzo originale.
Per placare gli animi dei cosiddetti “early adopter”, Nintendo creò il Programma Fedeltà, offrendo agli acquirenti della prima ora il titolo di “Ambasciatori Nintendo” e regalando loro venti giochi scaricabili dalla Virtual Console: dieci classici per NES e dieci per Game Boy Advance. Questi ultimi, in particolare, non sarebbero mai stati resi disponibili al pubblico generale, diventando così esclusiva permanente degli Ambasciatori, un piccolo riconoscimento che ancora oggi rappresenta un pezzo di storia per i collezionisti.
La tecnologia sotto la scocca
Dal punto di vista hardware, il 3DS non era certo un mostro di potenza, ma Nintendo aveva dimostrato ancora una volta che l’innovazione non si misura solo in megahertz. Il cuore della console era costituito da una doppia CPU ARM11 a 266 MHz, affiancata da una GPU DMP PICA200 capace di gestire effetti come il per-pixel lighting e il self-shadowing. La RAM ammontava a 128 MB, sufficienti per far girare titoli che, pur non potendo competere con le console casalinghe, riuscivano comunque a impressionare per il dettaglio grafico raggiungibile su uno schermo così piccolo.
Lo schermo superiore widescreen aveva una risoluzione di 800×240 pixel (400×240 per ciascun occhio in modalità 3D), mentre quello inferiore touch resistivo si fermava a 320×240. Il sistema era equipaggiato con tre fotocamere: una interna da 0,3 megapixel per i selfie e le videochiamate, e due esterne che permettevano di scattare foto stereoscopiche. La batteria garantiva un’autonomia di 3-5 ore a seconda dell’utilizzo e dell’intensità del 3D, un valore che molti giocatori considerarono insufficiente.
StreetPass e SpotPass: la socialità reinventata
Se il 3D rappresentava la novità più appariscente, le funzionalità StreetPass e SpotPass costituivano forse l’innovazione più interessante dal punto di vista del game design. StreetPass sfruttava la connettività wireless locale per scambiare automaticamente dati con altri 3DS nelle vicinanze, anche quando la console era in modalità riposo. Bastava portare il 3DS con sé, magari in borsa o nello zaino, per accumulare incontri virtuali con altri giocatori.
La Piazza Mii StreetPass, applicazione preinstallata, permetteva di raccogliere i Mii degli utenti incontrati e di utilizzarli in minigiochi come Puzzle Swap o StreetPass Quest. Ma la vera magia era nell’integrazione con i giochi stessi: in Fire Emblem Awakening gli eserciti degli altri giocatori potevano apparire nella propria partita, in Animal Crossing: New Leaf si potevano visitare le case altrui.
SpotPass, invece, utilizzava la connessione Internet per ricevere automaticamente contenuti aggiuntivi, aggiornamenti e notifiche dai server Nintendo. I possessori di 3DS potevano svegliarsi la mattina e trovare nuovi puzzle, demo scaricate durante la notte o messaggi speciali da parte degli sviluppatori.
Le evoluzioni della famiglia 3DS
Nintendo non si fermò al modello base. Il 28 luglio 2012 arrivò in Europa il Nintendo 3DS XL, con schermi più grandi del 90% rispetto all’originale (4,88 pollici quello superiore, 4,18 quello inferiore) e una batteria potenziata che garantiva fino a 6 ore di autonomia. Il prezzo di lancio fu di 199 euro, ma la confezione non includeva il caricatore, venduto separatamente.
L’ottobre 2013 vide l’arrivo del Nintendo 2DS, una versione economica priva dell’effetto stereoscopico e con un design “a tavoletta” invece della tradizionale forma a conchiglia. Pensato per i giocatori più giovani (Nintendo sconsigliava l’uso del 3D ai bambini sotto i 7 anni), il 2DS offriva accesso all’intera libreria di giochi 3DS a un prezzo più accessibile.
La vera rivoluzione arrivò però con i modelli “New” nel 2014-2015. Il New Nintendo 3DS e il New Nintendo 3DS XL introducevano un processore più potente, lo stick C aggiuntivo (un secondo pad analogico in miniatura), i pulsanti ZL e ZR, e soprattutto un sistema di tracciamento del volto che migliorava enormemente l’effetto 3D, seguendo la posizione degli occhi del giocatore. Alcuni titoli, come Xenoblade Chronicles 3D, erano esclusivi per questi modelli potenziati.
Infine, nel luglio 2017, Nintendo lanciò il New Nintendo 2DS XL, che combinava la potenza dei modelli New con l’assenza del 3D e un design a conchiglia elegante e colorato.
Una libreria da fare invidia
Se c’è un aspetto in cui il 3DS ha brillato, è stata la qualità della sua libreria software. Con oltre 390 milioni di giochi venduti complessivamente, la console ha ospitato alcuni dei titoli più amati degli ultimi anni.
I remake di The Legend of Zelda: Ocarina of Time 3D e Majora’s Mask 3D hanno permesso a una nuova generazione di scoprire due capolavori senza tempo, mentre A Link Between Worlds ha rappresentato un ritorno in grande stile alla prospettiva dall’alto. Super Mario 3D Land ha dimostrato che il platform tridimensionale poteva funzionare anche su schermo piccolo, sfruttando l’effetto stereoscopico per offrire una percezione della profondità mai vista prima su portatile.
Pokémon ha trovato casa sul 3DS con ben sette generazioni di giochi: X e Y (che hanno portato la serie nel pieno 3D poligonale per la prima volta), Rubino Omega e Zaffiro Alpha, Sole e Luna, e infine Ultrasole e Ultraluna. Pokémon X e Y da soli hanno venduto oltre 16 milioni di copie, mentre Sole e Luna hanno superato i 16,3 milioni.
Fire Emblem Awakening ha letteralmente salvato il franchise dalla cancellazione, introducendo semplificazioni che hanno attirato nuovi giocatori senza snaturare l’essenza della serie. Luigi’s Mansion 2 ha riportato in auge il fratello di Mario dopo oltre un decennio di assenza. Kid Icarus Uprising ha resuscitato un franchise dormiente dal 1991. Mario Kart 7 ha introdotto la personalizzazione dei kart e le sezioni subacquee.
La fine di un’era
Il 17 settembre 2020, Nintendo annunciò ufficialmente la fine della produzione di tutti i modelli della famiglia 3DS, quasi dieci anni dopo il lancio del primo modello. La console lasciava il palcoscenico al Nintendo Switch, che dal 2017 aveva preso il testimone come console ibrida, capace di funzionare sia come portatile che come sistema domestico.
Ma la vera fine arrivò gradualmente. Il 27 marzo 2023, Nintendo chiuse l’eShop del 3DS, rendendo impossibile l’acquisto di nuovi giochi digitali. Chi aveva già acquistato contenuti poteva ancora scaricarli, ma migliaia di titoli esclusivamente digitali diventarono di fatto introvabili per i nuovi giocatori.
L’8 aprile 2024, poco dopo la mezzanotte, i server per il gioco online vennero definitivamente spenti. Mario Kart 7, Super Smash Bros. for Nintendo 3DS, Monster Hunter Generations e decine di altri titoli persero le loro funzionalità multiplayer via Internet. StreetPass, essendo basato sulla comunicazione locale, continua a funzionare per chi ancora porta con sé la console, anche se incontrare altri giocatori è diventato sempre più raro.
L’eredità del 3DS
Il Nintendo 3DS ha rappresentato l’ultimo capitolo di un’era iniziata con il Game Boy nel 1989: quella delle console portatili dedicate esclusivamente al gioco. In un mondo sempre più dominato dagli smartphone, Nintendo riuscì a dimostrare che esisteva ancora spazio per dispositivi pensati specificamente per i videogiochi.
Con quasi 76 milioni di unità vendute, il 3DS non ha raggiunto i numeri stratosferici del suo predecessore DS (154 milioni), ma ha comunque rappresentato un successo commerciale importante. Più di ogni dato di vendita, però, conta il ricordo di chi ha posseduto questa console: le ore passate a completare Pokémon, le nottate su Fire Emblem, l’emozione di incontrare un altro giocatore tramite StreetPass in aeroporto o in metropolitana.
Per i nostalgici che ancora conservano la propria console, il 3DS rimane perfettamente giocabile offline, con una libreria di centinaia di titoli da riscoprire. Per i nuovi giocatori curiosi, il mercato dell’usato offre ancora molte opportunità di recuperare questa piccola grande console e la sua straordinaria raccolta di giochi.
Il 3D senza occhiali è stato forse un esperimento che non ha lasciato eredi diretti, ma il Nintendo 3DS ha dimostrato che l’innovazione non deve necessariamente stravolgere il modo di giocare: a volte basta aggiungere una dimensione in più all’esperienza, letteralmente e metaforicamente.