Un capolavoro sfiorato
Uscito nel 1993, Ranger X è un titolo dalle enormi potenzialità che purtroppo non si esprimono, un po’ per un gameplay monotono e un po’ perché l’obiettivo preposto dagli sviluppatori è così ambizioso da risultare quasi eroico ma fallimentare.
Ci troviamo di fronte al sogno di qualsiasi amante dei mech e delle saghe dedicate ai robottoni giapponesi. Ranger X ci mette infatti alla guida di un potente Mech in grado di cambiare forma e dotato addirittura di una sorta di moto separabile che utilizzeremo come mezzo di trasporto, come arma secondaria e con la quale potremo fonderci trasformando il nostro robottone in una specie di robomoto. Che dire, per il periodo della sua uscita Ranger X era un vero portento, un gioco che ci permetteva finalmente di vivere l’esperienza anime in prima persona utilizzando un mitico robot trasformabile per combattere battaglie incredibili, ma passiamo ora alle magagne.
Ambizione e qualità
Ranger X è un buon gioco che soffre però di una struttura di gameplay a missioni piuttosto monotona che non sfrutta al meglio le sue interessanti premesse. Le sequenze ci vedranno infatti avanzare, rifornirci a combattere in delle enormi battaglie che vedranno noi contro intere armate nemiche. Nonostante la cura dei particolari, civili in fuga prima delle enormi bossfights, il design dei boss e del nostro stesso robot, il tutto se ne va in una bolla di sapone caratterizzata da un feeling abbastanza blando delle armi e da boss, splendidi da vedere ma veramente noiosi da combattere. Tutto l’ambaradam che ci portiamo dietro finisce solo per rendere le nostre movenze limitate e goffe, impedendo qualsiasi manovra evasiva e riducendo lo scontro a premere costantemente il tasto di fuoco.
Un gioco strano, particolare, da recuperare assolutamente per gli appassionati. Un titolo interessante per tutti gli altri data l’idea geniale che non può non essere premiata ma che non permette a Ranger x di raggiungere il risultato che si era premesso.