Super Mario Bros 2 è uno dei giochi di Mario più amati di sempre, malgrado in origine non fosse nemmeno legato a questa serie. Dopo l’enorme successo del primo episodio, Nintendo aveva bisogno di un seguito altrettanto riuscito, ma non era soddisfatta di quello già uscito in Giappone. Scelse così di recuperare un titolo che con Mario non c’entrava nulla, trasformandolo nel classico che conosciamo tutti.
In origine, Doki Doki Panic (questo il titolo della versione nipponica) doveva essere un altro platform game destinato al mercato nipponico. Dopo alcuni interventi estetici, soprattutto a livello di protagonisti, era pronto per arrivare in occidente come Super Mario Bros 2. E lo fece in maniera clamorosa, mettendo le basi per lo stile grafico usato in seguito da Nintendo per tutti i capitoli successivi.
A ben vedere, guardando la struttura di gioco si poteva intuire che con l’originale c’entrasse poco. Il gameplay era concentrato sulla raccolta di oggetti e i personaggi molto differenziati tra loro, mentre le ambientazioni lontanissime dal primo episodio. Questo veniva spiegato in quella che rimane una delle migliori sequenze conclusive della storia dei videogame, un altro colpo di genio della casa madre.
Super Mario Bros 2, nonostante le discutibili origini, funzionava benissimo: le nuove meccaniche basate sul lancio degli oggetti e i livelli ricchissimi di segreti ne facero subito un successo. Ogni livello apriva nuove possibilità se giocato con un personaggio diverso, mentre la caratterizzazione dei protagonisti era già notevole allora. Dai pixel squadrati del primo episodio, si era passati in pochi anni a uno stile molto più curato.
Le uniche incertezze erano in una certa ripetitività della grafica e nei comandi a volte troppo scivolosi, soprattutto come inerzia dei personaggi. Poteva capitare, non troppo di rado, che si mancasse un salto o un appiglio solo perché avevamo accumulato troppa velocità. Il tutto veniva limitato, comunque, dall’esperienza: conoscendo lo scenario, si imparava a rallentare o accellerare in anticipo.
C’erano anche un’estensione notevole e un livello di difficoltà per nulla trascurabile, a fornire ulteriore sostanza. Finire Super Mario Bros 2 non era troppo complesso, ma farlo scoprendo tutti i segreti e bonus nascosti era un altro paio di maniche. Lo sapeva bene la stessa Nintendo, che ripresentò lo stesso titolo prima in Giappone e poi come riedizione su altri formati (come il Game Boy Advance). Tutto questo, modificando un gioco già uscito…