Terminator 2 era l’ennesimo multievento cinematografico firmato Ocean, uscito ormai alla fine della vita commerciale del Commodore 64 addirittura su tre formati: cartuccia, disco e cassetta. Gli ultimi due non andavano nemmeno presi in considerazione per la quantità di caricamenti e interruzioni al gameplay. Eppure, visti i costi e la rarità delle cartucce, gran parte degli utenti lo hanno provato solo nelle versioni più tradizionali.
Come struttura, era il tipico gioco Ocean: ogni livello faceva storia a sé in quanto a gameplay prelevando elementi da generi molto diversi come picchiaduro, puzzle e racing. Il problema di fondo erano i pochi contenuti giocabili in rapporto all’attesa necessaria per i caricamenti sempre pronti a interrompere la partita. Perfino la schermata di Game Over andava caricata a parte! E poi, dovevamo ricaricare lo schermo dei titoli e il primo livello.
L’enormità delle attese era giustificata in parte dalla realizzazione tecnica, ai vertici del C64 per quanto riguarda la grafica. Personaggi e scenari erano molto dettagliati e discretamente animati, sfruttando anche l’intera gamma di colori offerta dal sistema. Era evidente che il team di sviluppo avesse puntato sulla cartuccia, dato che eliminava il problema dei caricamenti offrendo tutte le risorse disponibili senza attese.
Vista la scarsità di livelli e la loro ridotta estensione, Ocean usò il solito stratagemma della difficoltà esagerata per far durare di più Terminator 2. Se il primo livello si superava piuttosto facilmente, dal secondo le cose diventavano molto più complicate. Tant’è che in pochi possono dire di averlo superato, il secondo livello…Anche qui, si vedeva come il beta testing e le prove pre-lancio non fossero di casa.
Essendo già il 1991, quando console e computer a 16 bit dominavano la scena, in pochi notarono la versione per Commodore 64 di Terminator 2. L’enorme successo del film non si era trasformato in una serie di giochi altrettanto validi, rispettando la solita trafila delle licenze. La stessa Ocean non aveva fatto nulla per smentire la propria reputazione, puntando più sul titolo che sui contenuti.