Quando, nel dicembre 2005, i giocatori giapponesi inserirono per la prima volta il disco di Ryū ga Gotoku nelle loro PlayStation 2, pochi avrebbero immaginato che quel titolo avrebbe inaugurato una delle saghe più longeve e amate del panorama videoludico. Conosciuta in Occidente come Yakuza e oggi rinominata Like a Dragon, la serie firmata SEGA ha costruito negli anni un universo narrativo articolato, capace di fondere dramma poliziesco, azione e un ritratto vivido della cultura giapponese contemporanea.
Le Origini: Quando SEGA Scommise su un’Idea Folle
La nascita di Yakuza non fu affatto lineare. Toshihiro Nagoshi, già affermato grazie a titoli come Virtua Racing, Daytona USA e Super Monkey Ball, desiderava creare un gioco maturo, pensato per un pubblico adulto e ispirato al cinema gangster nipponico. Un progetto ambizioso e rischioso, che inizialmente i vertici SEGA respinsero.
La svolta arrivò con la fusione tra SEGA e Sammy nel 2003. Nagoshi riuscì a far includere Yakuza tra i prototipi presentati al nuovo CEO Hajime Satomi, ottenendo finalmente l’approvazione nonostante le resistenze interne. Era un’opera che lo avrebbe segnato profondamente.
Il primo Yakuza arrivò su PlayStation 2 con il bollino “vietato ai minori di 18 anni”. SEGA esitò, ma decise comunque di puntare sul progetto. La scommessa si rivelò vincente: il gioco conquistò pubblico e critica in Giappone, ponendo le basi di una delle serie più redditizie della compagnia.
Kazuma Kiryu: Un Samurai Moderno nel Cuore di Tokyo
Protagonista dei primi sei capitoli principali, Kazuma Kiryu è tutto fuorché il classico criminale da stereotipo. È un uomo d’onore, un “drago” sospeso tra il passato nella yakuza e il tentativo di rifarsi una vita lontano dal crimine.
La storia inizia nel 2005, quando Kiryu esce di prigione dopo dieci anni: aveva assunto la colpa dell’omicidio del boss Dojima per proteggere l’amico d’infanzia Akira Nishikiyama, colpevole di aver ucciso il boss per difendere Yumi Sawamura. Al suo ritorno, scopre un Kamurocho profondamente cambiato e ostile, mentre lui stesso è ormai un emarginato all’interno del clan Tojo. Da qui prende forma un viaggio epico tra cospirazioni, tradimenti, alleanze inaspettate e il legame sempre più forte con la giovane Haruka.
Kiryu incarna un ideale quasi fuori dal tempo: un samurai urbano guidato da un rigido codice d’onore. Il suo carisma e la sua umanità lo hanno reso una delle figure più iconiche del videogioco giapponese.
Kamurocho: Un Personaggio a Sé
Se Kiryu è il cuore della saga, Kamurocho ne è l’anima. Questo quartiere fittizio, modellato sul reale Kabukicho di Shinjuku, è una ricostruzione sorprendentemente accurata del più celebre distretto a luci rosse del Giappone. Non è solo un’ambientazione, ma un personaggio vivo, con i suoi neon, i locali, le storie nascoste.
Esplorarlo significa entrare in ristoranti e karaoke, provare minigiochi arcade, lanciarsi nel mahjong o nel pachislot, o semplicemente perdersi tra strade affollate. L’attenzione al dettaglio è uno dei marchi della serie.
Kamurocho è anche il teatro degli scontri: il sistema di combattimento fonde elementi da picchiaduro classico e action, con mosse speciali “Heat Actions” diventate simbolo della saga.
La Cronologia: Vent’Anni di Storia
La serie Yakuza conta oggi capitoli principali, remake e numerosi spin-off. Per i nuovi arrivati, l’ordine può sembrare complesso, ma due sono gli approcci: seguire l’ordine di uscita o quello cronologico interno.
Yakuza 0 (2015) è il prequel ambientato nel 1988, durante il boom economico, e racconta le origini di Kiryu e Goro Majima. Molti lo considerano il punto di partenza ideale.
Yakuza Kiwami (2016) è il remake del primo capitolo, aggiornato nella grafica e nei contenuti, mentre Kiwami 2 (2017) riprende la storia nel 2006, introducendo il rivale Ryuji Goda.
A seguire arrivano Yakuza 3 (2009), 4 (2010), 5 (2012) e 6: The Song of Life (2016), che approfondiscono l’evoluzione di Kiryu e introducono nuovi protagonisti.
Con Yakuza: Like a Dragon (2020) avviene la svolta: a guidare la storia è Ichiban Kasuga, mentre il gameplay passa al combattimento a turni. Una nuova fase che SEGA accompagna adottando definitivamente il nome originale “Like a Dragon”.
Il Sistema di Gioco: Molto Più di un Picchiaduro
Chi si aspetta un clone di Grand Theft Auto rimarrà spiazzato. Yakuza è altro: gli scontri ricordano i classici beat’em up, con una componente strategica legata all’ambiente e ai gruppi di nemici.
Le battaglie includono incontri casuali, scontri con boss e prove opzionali nell’arena sotterranea. Le ricompense permettono di potenziare le abilità, sbloccare mosse o acquistare equipaggiamento.
Ma il vero tratto distintivo sono i minigiochi: dalle sale giochi con titoli storici ai cabaret club, dalle missioni secondarie surreali alla gestione di attività. Una varietà che crea un mix unico, capace di passare dal dramma all’assurdo senza perdere coerenza.
Il Successo Globale di una Saga Giapponese
Per anni Yakuza è rimasta una serie di culto fuori dal Giappone. Il primo capitolo arrivò in Occidente nel 2006, ma solo con Yakuza 0, pubblicato globalmente nel 2017, la saga conquistò davvero il pubblico internazionale.
Nel 2023 SEGA ha annunciato oltre 21,3 milioni di copie vendute dal 2005: un risultato notevole per una serie così radicata nella cultura giapponese, che non ha mai cercato scorciatoie per adattarsi al gusto occidentale.
La saga ha ispirato anche altri media: nel 2007 è uscito un film diretto da Takashi Miike, mentre nell’ottobre 2024 Amazon Prime Video ha lanciato la serie Like a Dragon: Yakuza, con Ryōma Takeuchi nel ruolo di Kiryu.
L’Eredità di Toshihiro Nagoshi
Nel 2021 Toshihiro Nagoshi ha lasciato SEGA dopo oltre trent’anni, fondando il Nagoshi Studio per sviluppare nuovi progetti sotto l’ombrello di NetEase Games. Il suo addio ha segnato la fine di un’era, ma Like a Dragon prosegue sotto la guida del Ryu Ga Gotoku Studio.
L’impronta di Nagoshi resta però indelebile: ha costruito un universo narrativo umano, con personaggi credibili e storie capaci di affrontare temi maturi senza dimenticare la leggerezza e il valore dei legami.
Titoli Collegati e Spin-Off
La saga comprende anche diversi spin-off. Yakuza: Dead Souls (2011) trasformava Kamurocho in un teatro infestato dagli zombie, mentre Fist of the North Star: Lost Paradise (2018) applicava le meccaniche della serie all’universo di Ken il Guerriero.
Particolarmente importante è la sottoserie Judgment (2018) e Lost Judgment (2021), dedicata all’ex avvocato-investigatore Takayuki Yagami. Judgment è stato inoltre il primo titolo della famiglia a ricevere una localizzazione italiana completa.
A questi si aggiungono Like a Dragon: Ishin! (2023), ambientato nel Giappone del Bakumatsu con il cast della serie in ruoli storici, e il recente Like a Dragon: Pirate Yakuza in Hawaii, incentrato su una nuova avventura di Goro Majima.
Perché Giocare a Yakuza Oggi
A quasi vent’anni dal debutto, Yakuza resta una serie imprescindibile per chi cerca esperienze diverse dal mainstream. Offre uno sguardo autentico sulla vita urbana giapponese, dalle abitudini quotidiane ai drammi umani.
La forza della saga sta nel suo equilibrio: è capace di alternare scene di grande intensità emotiva a momenti surreali senza stonature. In pochi minuti si può passare da un confronto drammatico a una gara di karaoke delirante, mantenendo una coerenza interna sorprendente.
Per i nuovi giocatori non c’è momento migliore per iniziare: tutti i capitoli principali sono disponibili su più piattaforme, spesso in versione rimasterizzata o ricostruita. Che si scelga di partire da Yakuza 0 o da Kiwami, il viaggio a Kamurocho garantisce decine di ore di intrattenimento di alta qualità.
Chi segue la serie da anni ritroverà un percorso narrativo unico, con un protagonista cresciuto e cambiato insieme ai suoi giocatori. Yakuza non è solo una serie di videogiochi, ma un viaggio culturale e narrativo che dimostra quanto il medium possa raccontare storie mature senza rinunciare al puro divertimento.