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Magnavox Odyssey: Quando i Videogiochi Entrarono nelle Nostre Case

Magnavox Odyssey: Quando i Videogiochi Entrarono nelle Nostre Case

Chi di noi non ha mai sentito parlare di Pong? Eppure, dietro quel famoso giochetto con due barrette e una pallina che rimbalza, si nasconde una storia ben più affascinante. Vi racconto oggi di una console che probabilmente molti di voi non conoscono, ma che ha letteralmente inventato il gaming domestico: la Magnavox Odyssey.

Correva l’anno 1972 quando questa strana scatola bianca fece la sua comparsa nei negozi americani, portando per la prima volta i videogiochi dal freddo laboratorio al calore del salotto di casa. Una rivoluzione silenziosa che cambiò tutto, anche se all’epoca quasi nessuno se ne accorse.

La Geniale Intuizione di Ralph Baer

Ma partiamo dall’inizio. Immaginate un ingegnere tedesco-americano, Ralph Baer, che nel 1966 sta aspettando l’autobus a Manhattan. D’improvviso gli viene un’idea così pazzesca che tira fuori un blocco notes e inizia a scarabocchiare come un matto. Quell’idea? Trasformare il televisore di casa in qualcosa di interattivo.

Ora, dovete sapere che Ralph non era uno sprovveduto. Già nel 1951 aveva proposto di mettere dei giochi dentro i televisori, ma era stato praticamente preso per matto e la sua idea era finita nel cestino. Però nel ’66 le cose erano cambiate: quasi ogni famiglia americana aveva una TV in casa, e Ralph lavorava alla Sanders Associates con un budget e due colleghi fidati, Bill Harrison e Bill Rusch.

Quello che costruirono tra il 1967 e il 1969 era un aggeggio che sembrava uscito da un film di fantascienza degli anni ’50. Lo chiamarono “Brown Box” (Scatola Marrone) perché l’avevano letteralmente rivestito con del nastro adesivo marrone per farla sembrare più “seria” agli investitori. Funzionava, e come! Ralph stesso raccontava sempre: “Appena iniziammo a giocare a ping-pong su quello schermo, capimmo di aver trovato l’oro.”

Dalla Cantina al Negozio: Nasce un’Industria

Il brevetto arrivò nel 1973, ma già nel ’71 Magnavox aveva fiutato l’affare. Dopo mesi di trattative (e probabilmente qualche grattacapo), nel maggio del ’72 la Odyssey fece il suo debutto in una convention in California. Il pubblico rimase a bocca aperta: nessuno aveva mai visto niente del genere.

Settembre 1972: la console arriva finalmente nei negozi a 99 dollari e 95 centesimi. Vi sembra poco? Pensate che oggi sarebbero circa 650 dollari! Ma c’era un problema: Magnavox la vendeva solo nei propri punti vendita. Una strategia commerciale che, col senno di poi, si rivelò un po’ miope.

Un Gioiello di Semplicità Tecnologica

Adesso preparatevi, perché quello che sto per dirvi vi lascerà di stucco. La Odyssey non aveva processore. Non aveva memoria. Era praticamente un insieme di transistor, diodi e condensatori che lavoravano insieme come un’orchestra perfettamente accordata. Roba che oggi farebbe ridere uno smartphone, ma che all’epoca era pura magia.

Il bello era che questa semplicità era il suo punto di forza. Il sistema produceva solo tre quadratini bianchi e una linea su sfondo nero, punto. Ma qui sta la genialata: quello che succedeva con quei pochi elementi dipendeva da come li combinavi.

Quello che C’era (e Quello che Non C’era):

  • Processore: Manco per sogno
  • Memoria: Neanche
  • Video: Tre quadrati bianchi e una riga (ma bastava e avanzava!)
  • Audio: Silenzio totale (il suono? Quello lo facevate voi!)
  • Alimentazione: 6 pile o un cavo alla corrente
  • Controller: Due manopole per muoversi su e giù, a destra e a sinistra

Era alimentata a batterie, il che significava che potevi giocarci anche durante i blackout. Non male come caratteristica, no?

Le “Cartucce” che Non Erano Cartucce

Ecco una cosa che vi farà sorridere: la Odyssey aveva le cartucce intercambiabili, ma non erano affatto quello che pensate. Non c’erano giochi memorizzati dentro, niente software, niente di niente. Erano semplicemente dei pezzi di plastica con dei fili che, una volta inseriti, dicevano alla console: “Ehi, adesso i quadratini si devono comportare così invece che cosà.”

Era come avere una chitarra e cambiare l’accordatura per suonare canzoni diverse. Geniale nella sua semplicità!

La console arrivava con 6 cartucce per un totale di 12 giochi:

I Giochi del Cuore:

  1. Tennis (quello che ispirerà Pong!)
  2. Ski e Simon Says
  3. Space Race e Submarine
  4. Analogic e Roulette
  5. English e Ice Hockey
  6. Volleyball e Haunted House

Poi ne uscirono altre 10, arrivando a ben 28 giochi totali. Non male per una console senza processore, eh?

Gli Overlay: La Magia del Colore (Fatto in Casa!)

Ora arriva la parte più divertente. Siccome la console mostrava solo quadratini bianchi su sfondo nero, come facevano a creare l’illusione di giochi diversi? Con degli overlay di plastica colorata che si attaccavano direttamente sullo schermo della TV!

Sì, avete capito bene: dovevate letteralmente attaccare dei fogli di plastica colorata sul televisore. Per elettricità statica, eh, mica con la colla! Era una soluzione così ingegnosa che mi viene da sorridere ancora oggi.

Immaginate la scena: stavate giocando a tennis e attaccavate un overlay verde con le righe del campo. Volevate provare la casa stregata? Via il tennis, su quello spaventoso con finestre e porte. Era come avere la realtà aumentata negli anni ’70, fatta con la plastica colorata!

Questa roba era praticamente il nonno degli effetti speciali casalinghi. Oggi abbiamo l’HDR, l’HDR10+, il Dolby Vision… loro avevano fogli di plastica che si attaccavano da soli. E sapete una cosa? Funzionava alla grande!

Una Console… Da Tavolo?

Ma la Odyssey aveva un’altra caratteristica pazzesca: non era solo elettronica. Nella scatola trovavate un sacco di roba “fisica”: carte da gioco, soldi finti, fiches del poker, dadi, tabelloni per i punteggi. Era come se fosse metà console, metà gioco da tavolo.

E poi c’era quella figata della pistola ottica! Costava 25 dollari in più (una cifra!), ma vi permetteva di sparare direttamente allo schermo. Puntavate, premevate il grilletto e BANG! Il bersaglio spariva. Roba che oggi ci sembra normale, ma immaginate nel 1972…

Era praticamente il Far West della tecnologia: avevi la TV, la console, i fogli di plastica colorata e una pistola per sparare ai quadratini bianchi. Il futuro era arrivato, ed era bizzarro e meraviglioso allo stesso tempo.

Quando la Odyssey Incontrò Pong (E Partirono le Botte Legali)

Ora viene il bello. Nolan Bushnell di Atari vide il tennis della Odyssey e pensò: “Mmh, interessante…” Qualche mese dopo uscì Pong, che era praticamente identico al tennis dell’Odyssey. Praticamente.

Magnavox non la prese benissimo. Anzi, la prese malissimo. Partì una serie di cause legali che durò anni e coinvolse praticamente chiunque nel settore videogiochi: Atari, Coleco, Mattel, Nintendo… tutti ci passarono.

La cosa divertente? Magnavox vinse sempre. O quasi. Incassarono oltre 100 milioni di dollari in risarcimenti e accordi vari. Il caso più epico fu contro Nintendo nel 1985: quelli di Nintendo sostenevano che il primo videogioco fosse “Tennis for Two” del 1958. Il tribunale rispose sostanzialmente: “No, quello non conta perché non usava segnali video.” Fine della discussione.

Ralph Baer, nel frattempo, oltre ad aver inventato i videogiochi domestici, trovò anche il tempo di creare Simon, quel gioco elettronico coi bottoni colorati che suonavano. L’uomo era una macchina di invenzioni!

Il Successo che Non Sembrava un Successo

Alla fine, la Odyssey vendette circa 350.000 pezzi in tre anni. Sembra poco? Beh, considerate che era il primo prodotto del genere nella storia dell’umanità! È come se qualcuno inventasse domani il teletrasporto e vendesse 350.000 teletrasportatori in tre anni. Non male, no?

Il problema era che Magnavox si era un po’ sparata sui piedi:

I Passi Falsi:

  • Solo nei negozi Magnavox: geniale per il controllo, pessimo per le vendite
  • “Funziona solo con TV Magnavox”: Non era vero, ma tanta gente ci credeva
  • Prezzo da paura: 100 dollari negli anni ’70 erano tanti
  • Pubblicità sottotono: Praticamente nessuno sapeva che esistesse

Però guardate il lato positivo: aveva aperto una strada completamente nuova. Dopo la Odyssey, tutti sapevano che si poteva giocare in casa con la TV. Il dado era tratto.

L’Eredità che Non Muore Mai

Se ci pensate bene, quasi tutto quello che diamo per scontato nelle console moderne è nato con la Odyssey:

Cose che Esistevano Già nel 1972:

  • Cartucce intercambiabili (ok, erano diverse, ma l’idea c’era)
  • Controller multipli per giocare in due
  • Gaming locale (multiplayer, diremmo oggi)
  • Accessori extra da comprare separatamente
  • Pistola ottica (i vostri Wiimote ringraziano)
  • Realtà aumentata (fatta con la plastica, ma comunque…)
  • Gaming ibrido (digitale + componenti fisici)

È incredibile pensare che tutto questo sia nato dalla mente di un tizio che aspettava l’autobus!

Odyssey vs Pong: La Vera Storia

Molti credono ancora che Atari Pong sia stata la prima console domestica. Vi svelo un segreto: non è vero! Pong uscì nel 1975, tre anni dopo la Odyssey. La differenza è che Pong ebbe molto più successo commerciale e stampa addosso.

È un po’ come la storia di Tesla e Edison: il primo era più geniale, il secondo più bravo nel marketing. La Odyssey fu la pioniera, Pong fu quella che convinse le masse. Entrambe hanno fatto la storia, ognuna a modo suo.

Il Santo Graal del Collezionismo

Oggi, se riuscite a mettere le mani su una Odyssey completa di tutto, preparatevi a sborsare migliaia di euro. E sto parlando di migliaia vere, non di cifre simboliche. Una console in condizioni perfette con tutti gli accessori originali? Può arrivare a quotazioni da capogiro.

Il prototipo originale di Ralph Baer, la famosa “Brown Box”, se ne sta al sicuro nel museo Smithsonian di Washington. È praticamente il pezzo più importante della storia dei videogiochi, e giustamente è protetto come si deve.

Per noi collezionisti è il Santo Graal assoluto. Non solo perché è rara, ma perché rappresenta il momento zero, l’anno zero dei videogiochi domestici. È come possedere la prima automobile di Henry Ford o il primo computer Apple. Roba che fa battere forte il cuore.

La Console che Cambiò Tutto (E Che Dovremmo Ricordare di Più)

Ecco, dopo avervi raccontato tutta questa storia, spero di avervi trasmesso un po’ della meraviglia che provo ogni volta che penso alla Magnavox Odyssey. Non è stata semplicemente la prima console: è stata l’atto di nascita di quello che oggi è un’industria da 180 miliardi di dollari l’anno.

Ralph Baer, che è morto nel 2014 a 92 anni, ha ricevuto nel 2006 la National Medal of Technology dal Presidente Bush. Un riconoscimento più che meritato per l’uomo che, con una scatola marrone rivestita di nastro adesivo, ha cambiato per sempre il nostro modo di divertirci.

Per chi come me ha la passione del retrogaming, la Odyssey rappresenta l’origine di tutto: ogni PlayStation, ogni Xbox, ogni Nintendo che abbiamo mai posseduto discende da quella strana scatola bianca del 1972. Per i giovani che magari non l’hanno mai sentita nominare, conoscerla significa capire da dove arriviamo.

È un po’ come studiare l’australopiteco per capire l’evoluzione umana: la Odyssey è il nostro antenato videoludico, quello che ci ha messo sulla strada che ci ha portato fino alle console di oggi.

Ogni volta che accendete la vostra console preferita, fate un piccolo pensiero a Ralph Baer e alla sua idea pazzesca nata alla fermata dell’autobus. Perché tutto, ma proprio tutto, è iniziato da lì.

Buon gaming a tutti, e ricordate: rispettate i vostri antenati elettronici!

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