L’orrore cosmico in salsa giapponese
Uscito nel 2004, Forbidden Siren è uno strano e ambizioso titolo che ha l’onore di aver permesso al genere di evolvere toccando punte di orrore raramente sfiorate nelle serie principali che già tendevano a strane direzioni rispetto all’idea originale. Più vicino a Silent Hill che a Resident Evil, Forbidden Siren ci vede vestire i panni di un folto gruppo di personaggi, tra stranieri e abitanti dello strano villaggio protagonista della vicenda. P
articolarità del titolo oltre che la struttura narrativa assolutamente originale, è la fragilità dei nostri protagonisti, costretti il più delle volte a nascondersi e a fuggire dalle creature che infestano il mondo di gioco.
Forbidden Siren fonde l’orrore di Arthur Machen o H.P. Lovecraft con le terribili leggende giapponese legate a demoni e dannati di ogni genere, dando vita a un tremendo villaggio, abitato da persone ostili che preparano in segreto il ritorno di una terribile divinità.
Tre giorni di orrore
La storia viene raccontata mostrando i tre giorni della vicenda dal punto di vista di svariati personaggi, ecco che la struttura narrativa risulta assolutamente originale, oltre che strana. Vedremo infatti i fatti come seguendo con una telecamera da spalla i protagonisti della vicenda, ognuno con la sua storia personale e le sue sfaccettature. Tutto questo crea una senso di insieme, un racconto dell’orrore corale che non ritroveremo in nessun prodotto dopo l’uscita di questo gioiello.
Forbidden Siren è un gioco cult, un prodotto ostico e spesso legnoso, forte però di una originalità che, soprattutto oggi, di fronte a un mercato troppo spaventato per innovare, risulta un acquisto obbligato per chiunque ami il genere horror e il buon videogioco.
Sconsigliato ovviamente ai più impressionabili, dato che il titolo riesce davvero a disturbare e spaventare come raramente accaduto nel media.