Il successo di Super Monaco GP nelle sale giochi e nelle conversioni casalinghe lo aveva reso, a inizio anni ’90, il gioco perfetto per spingere le vendite del Mega Drive. Sega pensò di applicare al seguito un personaggio famoso, com’era Senna ai tempi, allungando in modo spropositato titolo e aspettative. Al di là del nome, Ayrton Senna’s Super Monaco GP II era un classico gioco di guida arcade con monoposto e circuiti invece di Ferrari e belle ragazze.
Tranne per l’ambientazione più seria e le immagini digitalizzate, ai tempi una grande novità tecnologica, di simulativo aveva ben poco. Nessuna licenza su circuiti o piloti reali, auto e prestazioni inventate, guida ultra semplificata…avrete già capito di cosa stiamo parlando. Inoltre, rispetto al primo episodio non c’erano stati grossi cambiamenti né a livello strutturale né sul lato grafico/sonoro.
Ayrton Senna’s Super Monaco GP II risultava fin troppo simile al precessore nel dettaglio di auto e tracciati, con la differenza che dall’uscita dell’originale era già passato qualche anno. Ma soprattutto mancava di varietà estetica nei circuiti e negli avversari, tutti molto ripetitivi anche a livello di comportamento in pista. La presenza di Senna, inoltre, era più estetica che di sostanza.
Come avviene oggi con le copertine dei giochi sportivi, il rimpianto campione brasiliano si vedeva negli intermezzi tra le gare ma non influenzava in alcun modo il gameplay. Gli sviluppatori avevano, in pratica, riciclato la conversione del primo capitolo per Mega Drive aggiornando alcuni particolari. Fortunatamente le gare reggevano ancora discretamente, passando sopra alle lacune strutturali ed essendo veri appassionati della Formula 1.
C’erano molte competizioni, un livello di difficoltà piuttosto impegnativo e un modello di guida immediato. In pratica, tutte le curve si potevano affrontare semplicemente frenando al momento giusto senza curarsi troppo delle traiettorie. Ciò spostava l’attenzione sui duelli con i diretti avversari, spesso molto appassionanti. Ma della Formula 1 c’era veramente pochissimo, e bastarano i giochi successivi dedicati a questo sport per farci dimenticare il titolo firmato Sega.