Nel panorama dei giochi di strategia a turni, Hogs of War è una gemma nascosta che merita di essere riscoperta. Pubblicato da Infogrames nel 2000 per PlayStation e PC, questo titolo unisce umorismo britannico, tattica militare e un’ironia surreale che ruota attorno a un esercito di maiali antropomorfi in piena Prima Guerra Mondiale. Se Worms vi ha mai fatto immaginare come sarebbe una sua versione tridimensionale, con maiali soldato pronti a tutto, Hogs of War è probabilmente la risposta che cercavate senza saperlo.
Una guerra per la sbobba: la trama più assurda del 2000
La storia di Hogs of War ruota attorno alla conquista della Maialustralasia, un arcipelago a forma di maiale ricco di “sbobba”, una risorsa indispensabile per la sopravvivenza dei suini. Il titolo stesso è un gioco di parole geniale che trasforma il celebre motto shakespeariano “dogs of war” (“i cani della guerra”) in un’epopea tutta suina.
Sei fazioni di maiali – britannici, russi, tedeschi, giapponesi, francesi e americani – si contendono il dominio delle 25 regioni dell’arcipelago, suddivise in cinque isole principali: Hogshead, Saustralia, Trottsville, Bellyopolis e Arstria. L’obiettivo è semplice e grottesco al tempo stesso: chi controlla la sbobba, controlla il mondo.
Il genio di Gremlin Interactive
Il gioco è stato sviluppato da Gremlin Interactive, storico studio britannico fondato a Sheffield nel 1984. Prima di essere acquisita da Infogrames nel 1999, Gremlin aveva già firmato successi come Actua Soccer e la serie Zool. Con Hogs of War, tuttavia, riuscì a creare qualcosa di davvero unico.
Il progetto, guidato dal programmatore Jacob Habgood, nacque da un’idea tanto bizzarra quanto efficace: trasformare una parodia della guerra in un solido titolo strategico. Hogs of War arrivò nei negozi europei il 6 giugno 2000, mentre i giocatori nordamericani dovettero attendere fino al 29 settembre dello stesso anno.
Gameplay: strategia con il contagocce
Hogs of War è un gioco di strategia a turni completamente tridimensionale, un territorio ancora poco esplorato all’epoca. Spesso paragonato alla serie Worms, se ne distingue per la libertà di movimento offerta dall’ambiente 3D.
Ogni partita mette il giocatore al comando di una squadra composta da tre a sei maiali, personalizzabili per nome e classe. I soldati possono avanzare di grado, passando da semplici Grunt (soldati semplici) a Hero (eroi), scegliendo tra quattro specializzazioni: Heavy Weapons, Medic, Espionage ed Engineer.
Ogni turno dura dai 30 ai 60 secondi, durante i quali bisogna muoversi, posizionarsi e attaccare. La gestione del tempo è cruciale: ogni esitazione può trasformarsi in un’occasione per l’avversario.
L’arsenale è sorprendentemente ampio, con oltre 40 armi che spaziano dai fucili di precisione ai bazooka, dalle mine alle granate a grappolo, fino ai jetpack e ai carri armati che portano il caos sul campo di battaglia.
La voce inconfondibile di Rik Mayall
Uno degli elementi che hanno reso Hogs of War un cult è il doppiaggio di Rik Mayall, comico britannico celebre per serie come The Young Ones e Bottom. Mayall presta la voce a tutti i personaggi, dal generale I.P. Grimly ai soldati di ogni nazione, con un’interpretazione brillante e carica di ironia.
Ogni battuta, dalle esclamazioni dei maiali russi ai sarcasmi dei britannici, contribuisce a creare un’atmosfera inconfondibile, volutamente sopra le righe e politicamente scorretta. È proprio questa vena umoristica, combinata al tono caricaturale, ad aver reso il gioco memorabile anche a distanza di decenni.
Le registrazioni originali di Mayall in tutte le lingue – inglese, tedesco, francese, spagnolo e italiano – sono state conservate e saranno incluse nel remaster attualmente in sviluppo.
Modalità di gioco: da soli o in compagnia
La campagna single player comprende 25 missioni di difficoltà crescente. Per completarla al 100% è necessario far avanzare i propri maiali fino al grado di Hero, evitando perdite e raccogliendo i punti promozione lungo il percorso.
Il vero punto di forza del gioco, però, era la modalità multiplayer locale. Fino a quattro giocatori potevano sfidarsi condividendo un solo controller – senza bisogno del costoso multitap – alternandosi ai comandi in battaglie caotiche e divertenti. La modalità Death Match permetteva di creare scontri personalizzati contro l’intelligenza artificiale o altri giocatori, mentre l’editor di mappe offriva la possibilità di creare scenari personalizzati, aumentando la longevità del titolo.
Grafica e atmosfera: il fascino della prima PlayStation
Sul piano tecnico, Hogs of War sfruttava al meglio le potenzialità della prima PlayStation. L’engine 3D permetteva di esplorare campi di battaglia ricchi di dettagli, con terreni destrutturabili e fiumi in cui, talvolta, era possibile annegare. I maiali erano animati con cura, zoppicavano quando feriti ed esplodevano in nuvolette di sangue in perfetto stile cartoon.
L’ambientazione richiama chiaramente la Prima Guerra Mondiale, ma il tono resta costantemente ironico: trincee, bunker e uniformi militari convivono con un umorismo parodico che alleggerisce ogni scontro. È un gioco che non si prende mai troppo sul serio, e proprio per questo riesce a funzionare così bene.
L’eredità di un cult
Pur non essendo stato un successo commerciale, Hogs of War ha saputo conquistare una comunità di appassionati che ne mantiene vivo il ricordo ancora oggi. Molti giocatori raccontano di aver acquistato la PlayStation proprio per questo titolo, segno del suo impatto duraturo.
Nel 2025 è previsto il rilascio di Hogs of War: Lardcore, remaster ufficiale sviluppato da Urbanscan Limited, guidata dall’ex CEO di Gremlin Interactive Ian Stewart. Il progetto, nato come tesi di laurea del programmatore Luke Melville, porterà il gioco su PlayStation 4 e 5, con l’obiettivo di farlo conoscere a una nuova generazione di giocatori.
Il titolo originale è tuttora disponibile su Steam, anche se richiede la modalità compatibilità con Windows 95 per funzionare correttamente su sistemi moderni.
Perché giocarci oggi
A oltre vent’anni dall’uscita, Hogs of War conserva un fascino particolare. In un panorama dove molti strategici a turni tendono a essere complessi o troppo seriosi, questo titolo offre un’esperienza immediata, accessibile e sorprendentemente attuale.
È perfetto per una serata tra amici, tra risate, colpi di fortuna e strategie improvvisate. La campagna single player propone una difficoltà crescente ma equilibrata, premiando la pianificazione senza mai diventare frustrante.
Per i nostalgici, rispolverare il disco originale significa rivivere un’epoca in cui i videogiochi potevano essere irriverenti e genuinamente divertenti. Per i nuovi giocatori, rappresenta la scoperta di una piccola perla che dimostra come creatività e ironia possano trasformare un’idea folle in un’esperienza indimenticabile.
Conclusione: un classico da riscoprire
Hogs of War è uno di quei giochi che meritano di essere ricordati e celebrati. Non ha rivoluzionato il genere, ma ha lasciato un segno profondo in chi lo ha giocato. È la prova che, a volte, le idee più stravaganti possono diventare piccoli capolavori se sviluppate con passione e competenza.
Se non avete mai guidato una squadra di maiali armati fino ai denti alla conquista della Maialustralasia, vi state perdendo una delle esperienze più originali dell’era PlayStation. Che siate veterani in cerca di nostalgia o curiosi pronti a scoprire un cult dimenticato, Hogs of War merita senz’altro la vostra attenzione.
Dopotutto, come recita il suo motto: chi controlla la sbobba, controlla l’universo.