International Karate Plus, noto con la sigla IK+ ai tempi, è un altro degli antenati del genere picchiaduro a incontri senza il quale non avremmo visto molti successi recenti. Più un aggiornamento, al precedente International Karate, che un vero seguito mostrava chiaramente l’abilità con i computer del creatore di Dropzone, Archer McLean. E infatti resta uno dei suoi titoli più famosi.
Recuperando la struttura e il gameplay del primo episodio, International Karate Plus ci vedeva indossare il kimono di un lottatore di arti marziali attraverso incontri regolati da una struttura molto rigida. Per superare l’avversario si dovevano ammassare punti usando colpi effettuati con il giusto tempismo e coordinazione. Ancora una volta, si trattava di coordinare al meglio la pressione del tasto con gli spostamenti della levetta per tirare pugni, calci e combinazioni.
I movimenti dei personaggi erano l’aspetto di maggiore rilievo ancor più che nel primo episodio, grazie alla cura nelle animazioni. Alcune erano perfino esilaranti, come la testata. Tutte, evidenziavano l’attenzione al dettaglio spesa nel realizzare il gioco.
Rispetto all’originale, IK+ era maggiormente concentrato sull’incontro e meno sugli aspetti realizzativi tanto che lo scenario era uno soltanto, benché animato e meglio definito rispetto al predecessore. Ma la prima novità restava la presenza di tre lottatori invece di due, anche giocando con un amico. Questo particolare rendeva più imprevedbili gli incontri inserendo un ulteriore avversario nella sfida.
Un altro aspetto caratteristico era quello rappresentato dal giudice tipicamente orientale e piuttosto loquace. Tramite appositi fumetti, comunicava con il giocatore già nelle schermate di presentazione indicando i tasti da premere per iniziare la partita. Alcune battute sono rimaste nella storia, come le critiche a chi era stato appena sconfitto e l’invito a fare più pratica.
Grazie alla varietà di mosse e alle tecnica necessaria per superare gli incontri, International Karate Plus guadagnò subito una fama notevole soprattutto in Europa. Nell’arco degli anni, vide parecchie conversioni e adattamenti anche sui formati moderni, conservando sempre intatta la struttura di base. Evidentemente, l’idea sviluppata da Archer McLean era già quella giusta nel 1987.