Postini violenti
Uscito nel 1997, Postal scatenò al tempo della sua uscita un gran polverone, proprio per la violenza omicida alla base del concept di gioco.
In Postal interpretiamo infatti un cittadino americano che decide di punto in bianco di uccidere chiunque gli capiti a tiro.
Un gioco quindi che si rifà in modo goliardico alle stragi insensate che hanno coinvolto il paese e, in tempi non sospetti, lontani dall’ondata di terrorismo che ha travolto di recente il mondo, diventò facilmente il gioco più ambito dei ragazzini e il più criticato dai sostenitori di videogichi=violenza.
In verità, Postal, nella sua crudezza, meno satirica e più brutale del secondo episodio, è un grandissimo gioco.
Uno shooter con visuale isometrica di alto livello, frutto di una passione smodata e di un’idea scorretta ma divertente.
Eccellente è la grafica, forte di una cura del particolare altissima e di ambientazioni molto belle da vedere.
Divertente il gameplay che non manca di appassionare e risulta ancora oggi unico e piacevole.
Un cult crudele
Postal è un gioco cattivo, violentissimo, privo di scrupoli e provocatorio.
E’ anche uno shooter di gran qualità, che diverte oggi come ieri e che sorprende nella bellezza dei suoi scenari, nella cura della realizzazione degli sprite e in generale nella pulizia di esecuzione di un prodotto che nasce di base da una idea perversa.
Giocare a fare gli psicopatici è dannatamente piacevole e, salvo dilemmi etici, Postal rimane uno dei titoli più interessanti del passato PC, di sicuro, assieme a Carmageddon, uno di quelli che ha fatto parlare di più.
Manca purtroppo una trama forte, che avrebbe potuto dare un po’ più di spazio al protagonista, carismatico ma privo di dettagli e del quale avremmo voluto davvero sapere di più.
Il massacro è ancora vivo, oggi come nel 1997, e staccarvi dalla tastiera non sarà facile se avrete l’ardire di accendere ancora il criticato videogioco che scosse gli animi in USA e in Europa.