Turrican ha segnato un’epoca per il Commodore 64, fissando il nuovo standard tecnico e di giocabilità nel passaggio dagli anni ’80 ai primi ’90. Prima del titolo Rainbow Arts, era difficile assistere a titoli in grado di competere con le console e una realizzazione anche superiore ai sistemi da gioco nippnici. Eppure tutto questo diventò realtà nel 1990 grazie al genio di Manfred Trenz.
Ispirato chiaramente alla serie Metroid e altri classici giapponesi, Turrican univa l’azione classica in stile sparatutto all’esplorazione dell’ambiente in chiave platform. Anzi: era l’esplorazione a farla da padrone soprattutto nei livelli iniziali strapieni di segreti e bonus. Armi, potenziamenti e abilità extra dovevano solo essere scoperte e poi usate regolarmente per avere la meglio sui molti avversari.
Benché non sembrasse spettacolare in foto, ancor meno oggi, una volta giocato per qualche minuto mostrava tutte le sue qualità. Come l’enorme estensione dei livelli, per gli standard di allora, e la libertà quasi totale data ai giocatori. Pur con le classiche vite limitate e il Game Over sempre dietro l’angolo, dopo ogni ripartenza si conservavano i bonus e i nemici uccisi non tornavano più.
Piccole trovate come questa, che semplificavano la vita al giocatore, rendevano Turrican per nulla fastidioso né monotono: c’erano sempre nuovi passaggi o potenziamenti da scoprire in qualche angolo remoto del livello. I punti deboli della realizzazione erano in alcune scelte di design come l’impossibilità di gestire l’inquadratura, che portava a molti salti nel vuoto spesso fatali.
Tra gli elementi che ne hanno fatto una pietra miliare del Commodore 64 c’è soprattutto la longevità, molto sopra la media di quei tempi. La dozzina di livelli che formava il mondo di gioco richiedeva diverse ore per essere completata e la difficoltà saliva rapidamente nelle fasi avanzate. Ed è per questo che chi l’ha finito ricorda l’intera esperienza come uno degli eventi pià memorabili del periodo.
Ovviamente Turrican ebbe un seguito, altrettanto amato da pubblico e critica, ma soprattutto varie conversioni per altri formati. Ma l’originale per C64 resta un punto di svolta per l’intero mondo dei videogame, considerando che il sistema su cui girava era sulla piazza da quasi dieci anni. Manfred Trenz riuscì ad aggirarne molti limiti, offrendo a tutti gli appassionati un vero capolavoro.