Cronache del dopo bomba
Non è facile parlare di questo Wasteland, capolavoro del 1988 che ha dato vita a un genere e la base su cui si formerà l’incredibile serie Fallout.
Il titolo è, come già detto, un vero e proprio capolavoro e caposaldo del genere, allo stesso tempo però il gioco, vista l’epoca dell’uscita, invecchia non troppo bene, mantenendo la profondità incredibile e il dettaglio del mondo di gioco, ma perdendo inevitabilmente punti a causa di grafica, sonoro e giocabilità lenta e macchinosa. Questo non toglie però, che una volta entrati nell’ottica retrò, saranno lo splendore delle ambientazioni, il dettaglio dei dialoghi e dei personaggi e le meccaniche complesse e appaganti a rapire il videogiocatore di ogni epoca.
Incubo postatomico
La guerra nucleare è scoppiata e l’umanità sopravvissuta tenta di tirare avanti come può in un mondo che è diventato violento e selvaggio. In questo setting un gruppo di ranger americani, sopravvissuto al cataclisma atomico investiga su una serie di strani eventi facendosi strada per le lande desolate dell’america radioattiva e reclutando chi capita per la sua difficile missione.
Il gioco ci vede guidare un team che può raggiungere fino a 7 personaggi; interessante è la possibilità di reclutare umani e creature del mondo di gioco, che sembra anticipare la serie Shin Megami e tanti altri titolo di questo genere.
La struttura di gioco si divide tra una mappa dall’alto del mondo e schermate più dettagliate negli interni e durante i combattimenti, niente di esteticamente sorprendente ma per il 1988 andava benissimo così.
Un gioco d’altri tempi
Se cercate un gdr postatomico vi direi di andare direttamente sulla serie di Fallout, ma Wasteland merita comunque di essere riscoperto proprio per la profondità estrema del titolo e per la capacità di immergerci in un mondo di gioco incredibile, realistico e complesso. La fantasia colmerà rapidamente le carenze grafiche e, con un po’ di pazienza, vivrete delle emozioni irripetibili.