Prima di avere studi interni che sviluppassero i suoi titoli in esclusiva, o quando ne aveva troppo pochi, Sega partiva dalle sale giochi per rifornire le sue console. Ecco allora che un semplice clone di Spy Hunter andava benissimo per il Master System, non certo ricco di ibridi sparatutto/racing. Se l’originale da sala già era poco popolare all’epoca (metà anni ’80) su console fu ancora meno diffuso.
Action Fighter riprendeva il gameplay di svariati titoli simili unendo le meccaniche di un classico sparatutto verticale a fasi di guida appena accennate. Il nostro mezzo si controllava a malapena somigliando più a un’astronave che non a un veicolo. E infatti si trasformava pure: da moto a vettura per finire in aereo. Un passaggio, quello delle trasformazioni, necessario per raggiungere l’obiettivo finale di ciascun livello.
Invece delle classiche vite, c’era un limite di tempo che diminuiva ad ogni incidente o abbattimento. Ed era facile che ciò capitasse vista la difficoltà esagerata e mal regolata. Tant’è che Action Fighter risultava più difficile nelle fasi iniziali in moto (poco controllabile e troppo fragile) rispetto a quelle conclusive in volo. Mettiamoci anche i proiettili nemici poco visibili, la lentezza del nostro veicolo ed ecco che il giudizio crolla drasticamente.
In positivo, il titolo Sega mostrava una discreta realizzazione tecnica a partire dallo scorrimento piuttosto fluido e dai numerosi oggetti su schermo. Il dettaglio non era granché come le musiche molto ripetitive, ma l’azione non mancava mai tenendo fede al nome del gioco. La difficoltà, inoltre, diventava più malleabile imparando a evitare i contatti e potenziare nel momento giusto le armi.
Essendo sostanzialmente un clone di serie più celebri, Action Fighter servì solo da tappabuchi momentaneo per il catalogo del Master System. In pochi se lo ricordano e moltissimi ne ignorano perfino l’esistenza, nonostante avessero ai tempi la stessa console. A livello storico, resta una semplice curiosità per il genere sparatutto/racing e un esempio di come Sega sia partita da molto lontano con i suoi formati casalinghi.