Nle 1993 il Maser System era sparito dai radar degli appassionati di videogame e anche dai negozi in molti paesi, motivo per cui nessuno si ricorda di The Flash. Adattamento dell’omonimo fumetto DC Comics, era prodotto direttamente da Sega e sviluppato da Probe, già nota grazie a molti successi per computer. Le capacità del team di sviluppo si notavano appena avviato il gioco, nelle musiche molto sopra gli standard di questa console.
Ma era tutta la realizzazione a essere notevole per l’epoca e vicina al “fratello maggiore” Mega Drive come qualità e attenzione ai particolari. Ad esempio: il dettaglio dei personaggi e dei fondali, la varietà di elementi su schermo, la fluidità dello scrolling. L’impegno speso nella parte tecnica, insomma, si notava immediatamente ma non era sostenuto, purtroppo, da una giocabilità allo stesso livello.
The Flash era infatti l’ennesimo platform a scorrimento laterale, categoria che in quel periodo aveva già visto quasi un milione di uscite (esageriamo, ma non tanto). Si trattava, come sempre, di attraversare ogni livello fino all’uscita attivando interruttori, evitando ostacoli e abbattando qualche nemico. Niente di nuovo, insomma, e a peggiorare le cose c’era anche un sistema di controllo perennemente in ritardo.
A dispetto del nome, Flash era lento nella risposta ai comandi e con un’inerzia da camion che ci portava a mancare molte piattaforme o dritti in qualche pozzo senza fondo. La struttura dei livelli, inoltre, non premiava la velocità del personaggio visto che servivano soprattutto manovre mirate e piuttosto lente. Grazie all’ottima grafica e all’eccellente accompagnamento musicale, l’incentivo a proseguire restava comunque elevato.
C’erano anche diversi richiami al mondo dei fumetti, che furono apprezzati dai fan dei comics americani. Già l’introduzione, con Flash che superava in corsa alcune vetture, era realizzata unendo animazioni e disegni. Probe, insomma, non si era risparmiata nella realizzazione scordandosi però di curare maggiormaente il gameplay.