Un’abbuffata new weird
Remedy ha una lunga storia di capolavori alle spalle, affiancata da vendite non eccezionali che l’hanno vista davvero soffrire con il semi-fallimentare (se pur ottimo) Quantum Break.
Eccoci quindi di fronte a una nuova opera di Remedy, software house capace di creare prodotti come Max Payne e Alan Wake, due delle icone delle precedenti generazioni e che, con questo Control non delude, portando ancora una volta la narrativa a un livello successivo.
Control pesca a piene mani dalla trilogia dell’Area X di Jeff Vandermeer, adattandone l’idea, citando uno dei protagonisti dell’opera, Controllo, e rimescolando le carte tornando su alcune idee emerse nei giochi precedenti e alcune trovate completamente nuove.
Il risultato è un titolo fuori dagli schemi che, mentre il resto dell’industria videoludica (tranne poche eccezioni) si adagia su remake e sequel, crea una nuova IP potente, con rimandi a destra e a manca, da serie tv come The Lost Room al gioco Beyond Two Souls dal quale Contro riprende l’idea della presenza che collabora con la protagonista.
Control è sbalorditivo sotto il punto di vista estetico e per quanto riguarda la direzione artistica, e conferma ancora una volta le capacità di una software house importante quanto sfortunata.
Un tuffo nello strano
Control è un titolo destinato a conquistare il pubblico.
La sua natura però, potrebbe non ottenere risultati di vendita eccezionali.
La speranza è che questa volta Remdedy venga premiata per il coraggio e la voglia di innovare un mercato stantio e troppo fossilizzato su alcuni stilemi.
L’avventura di Jesse e la sua lotta con il misterioso sibilo difficilmente non affascinerà chi è alla ricerca di una narrazione moderna e matura.
Finalmente ci troviamo di fronte a nuovi eroi e nuove storie che, con rimandi di ogni genere, riescono a proporre qualcosa di davvero misterioso e originale come non accadeva da moltissimo tempo.
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