Hard Drivin’ ha rappresentato un punto di svolta per i giochi di guida, benché la sua importanza storica sia stata riconoscita molti anni dopo il lancio. Ai tempi, eravamo ancora a fine anni ’80, la grafica poligonale si trovava ancora agli inizi mentre dominavano i giochi basati su sprite e motori 2D. Atari scommesse parecchio su questo simulatore e sul suo cabinato, che in versione completa aveva costi enormi.
Questo perché usava, per l’epoca, tecnologie moderne come il ritorno di forza che tenevano conto dello spostamento del nostro mezzo e dell’aggiornamento del “mondo” circostante. Tutte cose scontate ai giorni nostri, ma che ai tempi rappresentavano una specie di rivoluzione. Anche perché Hard Drivin’ non era un gioco in senso stretto non essendoci avversari, bonus o effetti speciali accecanti.
L’obiettivo era semplicemente guidare, o provare a farlo tenendo conto dei molti imprevisti e pericoli connessi al controllo di un’auto sportiva. Ci trovavamo su una pista da evoluzioni tipicamente americana, percorsa in senso opposto da altre vetture e ripiena di salti e ostacoli. Ma la difficoltà maggiore era il controllo del mezzo, grazie alla simulazione realistica di inerzia e aderenza in rapporto alla nostra velocità.
La conversione per Mega Drive, come quelle arrivate su altri formati da casa, non poteva contare su hardware dedicato e mostrava subito grossi limiti, a partire dalla fluidità ridotta. Nelle zone più trafficate, il frame-rate scendeva a livelli inaccettabili compromettendo l’intera esperienza. Le cose miglioravano con l’abitudine e la pratica, ma non c’era granché sul lato degli incentivi a continuare.
L’enorme limite di Hard Drivin’ è sempre stato quello dei contenuti: una sola pista e semplici gare contro il tempo che potevano andar bene per un simulatore, ma non per un videogame. I seguiti migliorarono la situazione, ma il numero di giochi simili aumentava a vista d’occhio e la serie divenne presto sorpassata.
Eppure non è sbagliato dire che questo titolo, pur con i suoi difetti, aveva dimostrato quale fosse la strada da seguire per l’intero genere “racing”.