L’enorme diffusione del Commodore 64 a fine anni ’80 portò alla proliferazione dei titoli budget su cassetta che costavano poco e solitamente valevano altrettanto. Slayer fu una delle eccezioni a questa regola: pur non essendo un classico, era un buon esponente della categoria “shoot’em up” visto il rapporto qualità/prezzo. Per meno di diecimila Lire, ai tempi, si portava a casa uno sparatutto più che discreto.
Pubblicato dall’inglese Hewson solo in formato budget, sorprese tutti vista la qualità della realizzazione vicina ai titoli a prezzo pieno. La grafica, soprattutto, vantava un dettaglio vicino ai migliori esponenti nella categoria con uno scrolling laterale discretamente fluido e parecchi oggetti su schermo. Peccato che mancasse totalmente di inventiva, dato che riciclava stile e design di metà della concorrenza.
Al di là delle questioni stilistiche, Slayer funzionava bene in tutti i suoi elementi chiave ed era per questo parecchio giocabile. La difficoltà era elevata ma non eccessiva, c’era una discreta serie di bonus e perfino una modalità per due giocatori alternati. Mancava, invece, una qualsiasi parvenza di longevità dato che i livelli erano soltanto tre. Oltretutto, era assente anche un vero e proprio finale: terminato il gioco, si ripartiva dall’inizio come se niente fosse.
Questi limiti dimostravano chiaramente la pochezza di risorse disponibili agli sviluppatori, probabilmente finiti “al verde” quando ancora stavano creando il gioco. Con un pizzico di tempo, e soldi, in più avrebbero potuto creare un vero e proprio gioiello. Bastavano più livelli, le musiche durante il gioco e una sequenza finale degna di questo nome. Invece, Slayer finì per restare vittima della politica “budget” della casa madre e sparì presto dalla scena.
Viene comunque ricordato dai fan degli sparatutto vecchio stile per il gameplay e la grafica piuttosto curati, una sorpresa per la fascia di prezzo cui apparteneva. Di solito, chi non poteva acquistare le produzioni più famose doveva frugare in un angolo dei negozi alla ricerca di riproposte o titoli solitamente scarsi. Slayer fu la prova che si potevano creare giochi discreti con delle risorse limitate, e per questo venne premiato anche dalla critica.