Quando uscì il Super Nintendo, Sega si trovò immediatamente spiazzata nel presentare i giochi per Mega Drive visto che spesso sembravano tecnicamente superati rispetto a quelli del diretto rivale. La casa di Sonic e suoi collaboratori più stretti cercarono di spremere al massimo lo stesso Mega Drive con una serie di uscite che nei primi anni ’90 spostarono più in là le limitazioni hardware della “vecchia” console.
Tra questi c’era sicuramente Thunder Force IV, sparatutto a scorrimento orizzontale che (rallentamenti a parte) non aveva nulla da invidiare ai più blasonati coin-op. Grafica e sonoro, a cominciare dall’introduzione, erano e restano spettacolari per stile, numero di oggetti su schermo ed effetti speciali. Basti pensare che i livelli erano così grandi da non starci nemmeno nella TV: per esplorarli bisognava far scorrere la visuale in alto e in basso!
Senza dubbio, gran parte del tempo speso su Thunder Force IV dalla oggi defunta TechnoSoft era finito nella parte squisitamente tecnica. Nessuno, ai tempi, poteva restare indifferente guardandolo muovere così tanta roba così facilmente, una vera e propria dimostrazione della maggiore “velocità” del Mega Drive (l’unico presunto vantaggio rispetto al Super Nintendo).
E il gameplay? Qui il discorso si fa più complicato perché non c’era niente di nuovo sotto il sole malgrado tutto funzionasse a meraviglia. Escluse alcune buone idee come la scelta dell’ordine dei livelli iniziali, e della velocità per la nostra astronave, il resto era identico alle centinaia di “shoot’em up” già usciti in precedenza. Inoltre, la difficoltà era qualcosa di clamoroso: per avanzare serviva un’ottima memoria più dei riflessi perché si potevano evitare tanti Game Over solo conoscendo già cosa stava per succedere.
Thunder Force IV, in definitiva, rimane un’ottima dimostrazione delle capacità del Mega Drive sul lato squisitamente tecnico. Ma la sostanza offerta da questo titolo era ed è inferiore alle aspettative, create dalla grafica e dal sonoro. Da qui lo scarso seguito che ebbe allora e la debole impronta che ha lasciato, quando è stato superato dai giochi più moderni.