Zak McKracken and the Alien Mindbenders, o solo Zak McKracken per comodità, è insieme a Maniac Mansion una delle pietre miliari che hanno lanciato il genere delle avventure grafiche. Ci riuscirono già sul finire degli anni ’80, ben prima che nomi come Monkey Island portassero al successo l’intera categoria nelle versioni Amiga e PC. Ron Gilbert e colleghi, con un semplice Commodore 64, aveano aperto una finestra sul futuro dei videogame.
La struttura di gioco si basava su esplorazione, dialoghi e puzzle come sarebbe diventata poi la norma in tutti gli altri giochi di avventura firmati Lucasfilm. Non essendoci praticamente azione, bisognava soprattutto osservare l’ambiente e intuire con cosa potessimo interagire a livello di enigmi, quindi lanciarsi nelle tipiche sperimentazioni. Queste davano spesso risultati esilaranti, grazie al fortissimo humour che già dominava l’intero titolo.
Zak McKraken, proprio sul lato dell’umorismo, dà ancora delle grosse lezioni ai giochi che sono arrivati dopo nella stessa categoria. Perfino nel lontano 1988, gli sviluppatori erano riusciti a inserire una regia in stile cinematografico con intermezzi animati durante la storia e tocchi di classe a non finire. La stessa trama, che vedeva un’improbabile razza aliena decisa a instupidire gli umani, è ancora oggi un vero spasso.
C’erano solo alcuni limiti, oltre alla presenza costante dei caricamenti e alle odiate sezioni in stile labirinto. Il primo era rappresentato dal controllo via joystick, in un’interfaccia studiata evidentemente per il mouse. Dato che i comandi andavano scelti singolarmente muovendo l’indicatore attraverso lo schermo, c’erano numerose perdite di tempo solo per raggiungere la parola esatta.
Inoltre, l’uso del formato su disco ne frenò parecchio la diffusione dato che questa periferica era usata solo da una minoranza di utenti C64. Infine, per l’Italia, c’era il solito problema dell’inglese: non essendo tradotto (quasi nessun titolo lo era) richiedeva un’ottima conoscenza della stessa lingua. Eppure in molti studiarono l’inglese solo per capire comandi e dialoghi, l’ennesima dimostrazione di quanto Zak McKraken avesse colpito nel segno.